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giovedì 17 gennaio 2013

Sant'Antonio Abate. Un giorno da vivere senza ridicolizzarlo.

Oggi ricordiamo nella Liturgia la Santa figura di Antonio Abate, monaco del deserto, quindi eremita, taumaturgo e comunemente conosciuto come protettore degli animali.
So che in tante parti di ogni regione d'Italia, in questo giorno o nella domenica immediatamente vicina, si fanno celebrazioni anche con la partecipazione di animaletti domestici, la cui vita si affida a questo Santo così affascinante e - al tempo stesso - così poco conosciuto.
Questo blog, per sua natura, non è adatto a tratteggiarne la biografia e per soddisfare questo tipo di conoscenza in internet c'è tutto il materiale possibile.
Voglio soltato puntare una luce sul fatto "costitutivo" di Antonio; egli è MONACO, ancor prima che anacoreta, eremita, padre del deserto.
Ha quindi scelto la totalità della dedizione a Dio, il rivolgere costantemente la propria interiorità, la propria mente e anche la propria fisicità alla coabitazione con Dio soltanto, in uno stile di vita totalizzante, ancor più accentuato dalla caratteristica del deserto. Quest'ultima non deve essere considerata in senso fisico: quando si parla di deserto ci vengono immente le immagini del Sahara, delle dune di sabbia, di paesaggi in cui la sete e il caldo assieme alla monotonia quasi spettrale sono i protagonisti principali.
Il deserto del Monaco è prima di tutto un luogo interiore, la cella del proprio cuore; una coabitazione con Dio nel Silenzio e nella Solitudine che sono al contempo custodi del deserto stesso, ma anche fedeli e leali specchi della vita del Monaco. Il deserto è quello spazio (che diventa spazio d'incontro) nel quale abitano l'essenziale e l'Essenziale. Nient'altro. Provate ad entrare nella cella di una certosa (non necessariamente di quelle ancora abitate dai Monaci, perchè non è consentito a nessuno) o guardate qualche immagine in rete: non troverete niente oltre all'essenziale e a quel che può servire al Monaco per "fare deserto". Un deserto che mette a nudo ciò che si è, senza pietà; che spesso - soprattutto agli inizi - può inquietare, mandare in crisi e far piangere lacrime amare, perchè si scoprono debolezze, zone d'ombra e soprattutto si scopre quanto ancora c'è da camminare. Ma è soprattutto il deserto dell'incontro col Maestro, che direttamente guida verso la contemplazione, passando per l'ascolto e la ruminazione della Parola, per approdare alla preghiera, spesso bagnata da lacrime di sincera emozione.
Antonio sente nella Parola di Dio il chiaro invito a lasciare tutto, vendere tutto e andarsene. Dove? Nel deserto. "...vai vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri. Poi vieni e seguimi". Dove, Signore? Quale incarico mi darai? Cosa potrò fare di visibile, di utile, magari di prestigioso? Niente, figlio. Siediti con me e conversiamo, tracciamo il cammino della tua salvezza, prima di tutto e della tua progressione interiore.
Questo si è sentito divampare improvvisamente nel cuore Antonio.
Dette oggi queste cose, che effetto fanno?
Si corre, si progetta come se dovessimo vivere mille anni; ci si aggrappa a tutto come se ogni cosa fosse nostra in eterno; la parola d'ordine è "fare" e sempre meno spesso "sostare, ascoltare, pregare, elevarsi". Certo, anche queste ultime parole richiamano ad un "fare", ma molto più sottile, legato ai moti dell'anima, non al galoppare della mente appagata da progressive effimere tappe umane.
E allora,  cosa ha da dirci oggi Padre Antonio, Monaco eremita? Basta una semplice benedizione sui nostri amici animali per apprezzare la ricchezza di questo carisma così grande? Apprendiamo con un semplice gesto devozionale che Antonio è una figura totalizzante e spiazzante?
Fratelli e sorelle, domandiamoci tutto questo, in qualunque stato di vita ci troviamo. Perchè anche dai nostri gesti, da quel che diciamo e viviamo, gli altri traggono testimonianza e termine di paragone.
A nessun battezzato è consentito sminuire la grandezza della propria consacrazione e del proprio sacerdozio regale, nemmeno nel vivere con superficialità la memoria di un uomo che ha reso grande il Silenzio e la Solitudine, restituendo (nel suo tempo ma anche nel nostro) la dignità della scelta evangelica, che non contempla la mezza misura o la parola ambigua.
A lode di Cristo!


Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it